Hilda e il troll di Luke Pearson
Anche questo mese ci siamo appassionati a un fumetto, da cui è stata tratta anche una serie televisiva ora su Netflix, adatta ai lettori di 8 anni, ma perché no, anche ai più grandi: Hilda e il troll di Luke Pearson di Bao Publishing per la collana Ba-Bao.
Il primo volume di una da saga da 6 racconta con una fantastica semplicità di disegni e testi una giornata della vita di Hilda, bambina dai capelli blu e dalla gran voglia di esplorare il mondo.

Hilda vive insieme a sua madre Johanna in una graziosa baita di legno col camino che sorge isolata nella landa selvaggia alle pendici delle montagne innevate, non distante dalla Grande Foresta, in pieno territorio troll.
Hilda ama leggere (Troll e altre creature pericolose è il suo libro preferito), passare la notte nella tenda mentre piove, disegnare sulla collina. Con Hilda c’è sempre un buffo animaletto domestico (a metà tra una volpe e un cervo) dall’improbabile color azzurro di nome Twig e riceve ogni giorno la visita (non richiesta) di uno strano omino di legno che si occupa del camino e poi si sdraia sul pavimento in attesa di non si sa cosa.
Un giorno, insieme al suo fedele cervolpe Twig, Hilda decide di esplorare il bosco in cerca di un Troll in stato roccioso da disegnare (si sa che i Troll di giorno si mimetizzano con la natura somigliando a delle gigantesche rocce per poi risvegliarsi al calare della sera). Per sicurezza fa legare a Twig un campanello su quello che sembra il naso della creatura minacciosa, così appena i raggi del sole si faranno più deboli e il Troll inizierà a riprendere la sua forma viva, lei se ne accorgerà.
Inizialmente si racconta poco della bambina, l’attenzione è rivolta al mondo in cui la bambina vive e di cui lei è tanto appassionata.
Grazie a un’attenta definizione delle tavole, nella quale è quasi sempre presente un’ambientazione diversa, Pearson riesce a raccontare dettagliatamente molti degli ambienti del mondo di Hilda come il grande pascolo con erba e pietre, il temporale notturno, la foresta sotto la tempesta di neve, oltre ovviamente al caldo interno della casa di Hilda e della madre Johanna.
Lo stile di Pearson dai colori piatti e contorni ben definiti, viene racchiuso in vignette estremamente dinamiche, che si stringono fra loro, per indicare azioni in stretta sequenza o i cui confini addirittura scompaiono, per permettere a Hilda di correre il più velocemente possibile attraverso il paesaggio.
Il personaggio di Hilda desidera così tanto conoscere la natura che la circonda da vivere con lei in simbiosi: le vignette diventano a volte esse stesse elementi naturali, trasformandosi ad esempio in rocce su di un prato.


L’ultima tavola torna ciclicamente a richiamare la prima: di nuovo vediamo l’esterno della casa di Hilda, calda e illuminata sotto il temporale notturno, e fuori la tenda della bambina, sempre decisa a godersi ogni rumorosa goccia della pioggia, e di nuovo pronta a esplorare il mondo, caricandoci di impazienza e morendo dalla voglia di leggere il secondo volume delle avventure di Hilda.
